Privacy Policy

La Caduta dell'Uomo

L’Origine del Conflitto e della Sofferenza nella Vita dell’Uomo

Premessa

Il primo capitolo del corso di studio sui Principi Divini per le famiglie ha presentato l’ideale di Dio per il mondo. È stato spiegato come Dio, in origine, creò l’uomo per vedere la propria natura manifestata in un essere sostanziale e visibile, col quale voleva realizzare uno scambio reciproco d’amore. Perciò Egli creò l’uomo e la donna che avrebbero dovuto crescere fino alla perfezione, formare delle famiglie e stabilire con Lui e tra di loro il Regno dei Cieli sulla terra.

Per renderci conto di come questo ideale non si sia realizzato, non dobbiamo guardare tanto lontano. Stiamo vivendo in quello che forse è il secolo più violento di tutta la storia. Le immagini di Dachau e Auschwitz, di Hiroshima e dei Gulag, delle miserie e ingiustizie subite da tanti paesi del terzo mondo, ci ricordano drammaticamente quanto siamo lontani dall’aver realizzato una vera società umana. Al di là di queste catastrofi globali, c’è tanta sofferenza negli individui e nelle famiglie stesse. In molte famiglie c’è conflitto anziché armonia, c’è risentimento anziché amore. Individualmente ci troviamo spesso in lotta con noi stessi, tormentati da contraddizioni interiori tanto che ci possiamo tutti identificare con l’apostolo Paolo quando dice: “...c’è in me il volere di fare il bene, ma non ho la capacità di farlo, sicché il bene che io voglio non lo faccio e faccio invece il male che non vorrei” (Rm. 7:18-19). Non c’è dunque da meravigliarsi se molte religioni asseriscono che tra Dio e gli uomini c’è una distanza infinita. Secondo il Talmud ebraico, due famose scuole rabbiniche, del tempo immediatamente precedente la venuta di Gesù, discutevano se, date le sofferenze e i peccati che ne sono derivati, non sarebbe stato meglio se l’uomo non fosse mai stato creato. Alla fine, la maggior parte dei rabbini fu d’accordo col famoso rabbino Hillel, che la creazione dell’uomo era stata una tragedia.

Nella tradizione giudeo-cristiana, la contraddizione che esiste fra ideale e realtà, è stata spiegata con la storia della caduta dell’uomo. Secondo il racconto biblico i progenitori dell’umanità disobbedirono a Dio separandosi da Lui e causando anche la separazione dei loro discendenti. L’allontanamento da Dio ha causato divisioni fra le persone e nel cuore di ogni individuo. Oggi siamo separati da Dio, dai nostri simili e da noi stessi, vale a dire viviamo in uno stato di peccato.

Nel XX secolo l’idea della caduta dell’uomo ha incontrato non poco scetticismo. Le teorie formulate da Charles Darwin hanno avuto un’influenza particolarmente significativa sulla nostra cultura condizionando notevolmente il pensiero moderno sulle origini dell’umanità. Inoltre, invece di considerare il racconto della caduta descritto nella Genesi come la rappresentazione di uno specifico evento storico, diversi pensatori moderni preferiscono interpretarlo come la descrizione di un processo interiore comune a tutti gli uomini. Ad esempio, alcuni credono che la storia del Giardino di Eden descriva il processo di crescita nella vita di ogni individuo che comporta la perdita inevitabile dell’innocenza e l’emergere doloroso dell’autocoscienza simboleggiato dall’atto di mangiare il frutto dell’Albero della Conoscenza del Bene e del Male.

Influenzati dalle teorie di questi studiosi, oggi c’è facile mettere in discussione idee quali l’esistenza di un primo uomo e di una prima donna, del frutto proibito e del peccato originale. Forse possiamo ammettere che interpretazioni come quelle sopra citate si mostrano inadeguate a risolvere il problema della contraddizione tra un Dio di bontà e d’amore e questo mondo caotico e pieno di sofferenze, o forse possiamo essere d’accordo con molti studiosi che le teorie di Darwin non escludono la possibilità di un intervento divino nel processo evolutivo. Comunque, non ci si può più accontentare delle interpretazioni tradizionali sulla caduta dell’uomo, ma si avverte sempre più la necessità di una nuova spiegazione. Questa nuova visione del racconto biblico deve, da un lato riprendere i punti validi delle interpretazioni classiche e moderne, dall’altro rivelarne i difetti offrendo allo stesso tempo una soluzione alle conseguenze della caduta e la speranza che l’ideale originale di Dio alla fine possa realizzarsi. Per molti l’interpretazione della caduta presentata dai Principi Divini ha soddisfatto queste esigenze. Tuttavia, prima di esporvela, vorremmo far notare come tutte le culture abbiano sviluppato diversi concetti sull’origine del male e come molti di essi presentino fra di loro una notevole somiglianza.

Nei racconti egiziani, ad esempio, si parla di una perduta età dell’oro, della morte causata dalla “antenata delle donne” e di un serpente. Secondo la mitologia greca, la curiosità di una donna di nome Pandora permise al male e al dolore di espandersi nel mondo, mentre la leggenda indiana insegna che Brahama fu tentato da Siva a credere che un fiore dell’Albero della Conoscenza gli avrebbe dato l’immortalità: queste storie sono significative non perché costituiscono un resoconto di fatti letteralmente accaduti. Piuttosto si tratta di leggende che vanno viste come il riflesso di vaghi ricordi popolari, aventi in comune gli stessi elementi proprio perché si riferiscono a qualcosa realmente avvenuto. Nella storia rivelata, riportata dalla Genesi, probabilmente abbiamo l’indicazione più completa di cosa sia questo “qualcosa”.

Leggendo la spiegazione che segue scoprirete dei concetti a voi familiari e perciò facilmente comprensibili, ma potrete incontrare anche delle idee totalmente nuove o diverse. Ciò è naturale poiché l’interpretazione della caduta dell’uomo presentata dai Principi Divini, vi porterà a esplorare un terreno abbastanza sconosciuto. Inoltre, tenete presente che i Principi hanno il carattere di una nuova rivelazione divina, non sono semplicemente il frutto di un ragionamento umano. Se dovessero sorgere degli interrogativi su alcuni di questi concetti, non esitate a proporceli.

Il significato dei simboli

La Bibbia ci racconta che Dio pose Adamo ed Eva nel Giardino di Eden dicendo loro che potevano godere di tutto ciò che si trovava lì; tuttavia aggiunse:

“...ma dell’Albero della Conoscenza del Bene e del Male non ne mangerai, perché il giorno in cui ne mangiassi, di certo moriresti” (Gn. 2:17).

Possiamo immaginare che Adamo ed Eva per un po’“di tempo seguirono il comandamento di Dio; presto, però, un serpente andò dalla donna e la tentò a mangiare il frutto; ingannata da lui, lei lo mangiò e Io diede anche all’uomo:

“Allora si aprirono gli occhi di ambedue e conobbero di essere nudi; intrecciarono delle foglie di fico e se ne fecero delle cinture” (Gn. 3:7).

Con quest’atto Adamo ed Eva si separarono da Dio, causando la propria caduta e l’allentamento dell’intera umanità dallo stato di benedizione e di grazia.

Forse avrete avuto l’opportunità di visitare la splendida Cappella Sistina a Roma. Sulle pareti e sul soffitto di questa cappella, Michelangelo ha dipinto la storia di Dio dalla creazione alla resurrezione, illustrando la Bibbia dal libro della Genesi a quello dell’Apocalisse, con un lavoro durato quattro anni, dal 1508 al 1512.

Tra le scene dipinte ce n’è una che raffigura la caduta dell’uomo e che noi abbiamo riprodotto sulla copertina di questo capitolo. Michelangelo ha dipinto un albero da frutto, con sopra un serpente in forma d’uomo, che offre qualcosa - molti pensano si tratti di una mela - ad Eva.

Per Michelangelo, così come per milioni di persone vissute prima e dopo di lui, questo gesto fu l’inizio della caduta. In effetti, questa è proprio la descrizione della Genesi, anche se non vi è specificato che il frutto era una mela.

La Bibbia: narrazione letterale o simbolica?

Il punto è questo: come dobbiamo interpretare il passo della Genesi? E, in senso lato, come dobbiamo interpretare la Bibbia? Dobbiamo pensare che chi l’ha scritta voleva che ogni parola venisse intesa come verità letterale, oppure ci sono alcuni punti che vanno interpretati simbolicamente? In particolare, il frutto dell’Albero della Conoscenza deve essere inteso alla lettera o in maniera simbolica?

Secondo i Principi Divini, la Bibbia è la parola ispirata di Dio. È il libro in cui è registrato il lavoro di Dio col Suo popolo; è la raccolta della Sua verità e saggezza destinate ad aiutarci a trovare il vero modo di vita, a costruire il Regno di Dio sulla terra e infine a realizzare la nostra salvezza. Perciò la Bibbia ha la funzione di mediatore tra Dio e l’uomo.

Ciò nondimeno la Bibbia deve essere interpretata correttamente. Sia che i suoi passi vengano accettati alla lettera sia che vengano interpretati simbolicamente, quello che importa è capire il messaggio che essi ci vogliono comunicare. Per esempio, nel libro di Giona si racconta che il profeta fu inghiottito da un grosso pesce e visse per un po’ di tempo nel suo ventre. Secondo un modo di dire delle antiche culture del Medio Oriente una persona in difficoltà è descritta come “nella pancia di un pesce”. Perciò credere che Giona sia stato veramente nella pancia di una balena vuol dire non afferrare il vero significato di quell’immagine. In effetti, egli era in una situazione difficile perché stava disobbedendo a Dio. Analogamente, in tutta la Bibbia molti insegnamenti spirituali sono presentati sotto forma di metafore o di simboli; le parabole di Gesù ne sono ovviamente un esempio.

Per quanto riguarda la storia della caduta, persino chi sostiene l’interpretazione letterale della Bibbia, fanno un’eccezione per il racconto di Adamo ed Eva; sia gli antichi ebrei che i primi cristiani, consideravano quella storia come pura allegoria. Lo stesso Agostino, che probabilmente è il più influente fra tutti i teologi cristiani ed ha avuto un ruolo determinante nell’elaborazione della dottrina tradizionale sul peccato originale, affermò che il racconto del Giardino di Eden deve essere preso sia letteralmente che simbolicamente, vale a dire in parte come fatto storico e in parte come rivelazione di una verità spirituale.

L’eredità e il frutto

Qualunque sia stato il peccato di Adamo ed Eva certamente ha coinvolto l’intera umanità, tanto che ancora oggi ne subiamo le conseguenze. Deve trattarsi perciò di un peccato ereditario. Ma questo peccato può consistere nell’aver mangiato un frutto? La scienza ci dimostra che ciò che è ingerito non ha effetti ereditari. Similmente Matteo ci riporta le parole di Gesù:

“Non ciò che entra nella bocca contamina l’uomo, ma ciò che esce dalla bocca, questo contamina l’uomo” (Mt. 15:11).

Mangiando un frutto non è possibile danneggiare lo stato spirituale dei propri figli. Quindi il frutto deve essere il simbolo di qualcos’altro.

Naturalmente per molte persone, il fatto che il frutto sia simbolico o meno non ha grande importanza. Il problema sta nell’atto di disobbedienza. Dio si adirò per la disobbedienza dell’uomo e per questo lo cacciò immediatamente dal Giardino di Eden.

Ma riflettiamo un momento. Poteva Dio essere interessato a provare l’obbedienza dei Suoi figli, specialmente al punto da mettere a repentaglio la loro vita? Quale genitore porrebbe del cibo avvelenato di fronte ai suoi figli con l’intenzione di mettere alla prova la loro obbedienza? La risposta è ovvia.

Allo stesso modo, Dio, che è il genitore d’amore di tutta l’umanità, come qualsiasi altro genitore non ha inteso il rapporto con i Suoi figli come un rapporto basato unicamente sull’obbedienza; il legame più importante era, infatti, il legame d’amore. La disobbedienza, senza dubbio, è una componente della caduta, ma non può esserne la causa.

La promessa dell’albero della vita

Se il frutto non è letterale, allora dobbiamo vedere che cosa rappresenta. Il libro della Genesi dice che il frutto cresceva sull’Albero della Conoscenza del Bene e del Male. Ma un frutto simbolico non può crescere su un albero letterale; quindi anche l’albero deve essere simbolico.

Nel Giardino di Eden c’erano due alberi, l’Albero della Vita e quello della Conoscenza del Bene e del Male e, naturalmente, c’erano anche due persone: Adamo ed Eva.

Un simbolo senza tempo

L’Albero della Vita è un simbolo che appare sovente nella Bibbia. Oltre che nel passo della Genesi, lo troviamo nel Libro dei Proverbi:

“La speranza prolungata fa male al cuore, albero di vita è il desiderio soddisfatto” (Pr. 13:12).

L’Albero della Vita compare anche nell’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse.

“Beati coloro che lavano le loro vesti, per avere potestà sull’albero di vita ed entrare nella città attraverso le porte” (Ap. 22:14).

Per gli autori di questi libri l’immagine dell’Albero-della Vita rappresentava qualcosa di altamente desiderabile; è stata la speranza delle persone nell’era sia dell’Antico che del Nuovo Testamento.

Leggendo la Genesi possiamo concludere che l’Albero della Vita costituiva anche il desiderio di Adamo. Gn. 3:24 racconta infatti che Dio

“...cacciò dunque l’uomo e pose ad oriente del Giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada guizzante per custodire l’accesso all’Albero della Vita”.

A causa del peccato, ad Adamo non fu permesso di ottenere ciò che desiderava, l’Albero della Vita.

fig.1

Il simbolo dell'Albero della Vita esprime la speranza di Adamo e degli uomini dell'era dell'Antico Testamento.

Come si è visto nei Principi di Creazione, secondo l’ideale di Dio ogni uomo era destinato a crescere fino a raggiungere una completa maturità ed unità con Dio. Per questo motivo ognuno di noi è continuamente alla ricerca di livelli sempre più alti di felicità, auto-realizzazione ed amore. Allo stesso modo gli uomini dell’era sia dell’Antico che del Nuovo Testamento devono aver vissuto nella speranza di raggiungere la maturità e la vera espressione della loro personalità, realizzando i propri ideali e gli ideali che Dio aveva per loro.

Adamo e l’Albero della Vita

Se questo era effettivamente il desiderio di Adamo, è logico concludere che l’Albero della Vita nel Giardino di Eden simboleggia l’uomo che ha raggiunto la completa maturità, lo stato di vera vita. L’Albero della Vita perciò, rappresenta Adamo, una volta che ha raggiunto la sua perfezione.

Se Adamo non si fosse allontanato da Dio, ma avesse realizzato l’ideale di creazione, sarebbe diventato un Albero della Vita, dando nascita a figli di vita. Su questa base i suoi discendenti avrebbero stabilito il Regno dei Cieli sulla terra, come un giardino che sarebbe fiorito intorno a quell’albero. Invece, come dice la Genesi, Adamo cadde e la strada per arrivare all’Albero della Vita gli fu bloccata.

fig.2

L’Albero della Conoscenza del Bene e del Male

La Genesi ci dice che nel Giardino di Eden Dio creò prima Adamo e poi Eva che doveva essere la sua sposa. Se l’Albero della Vita che si trovava nel Giardino di Eden simboleggia Adamo, allora l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male che gli stava accanto (Gn. 2:9) deve rappresentare Eva.

fig.3

Non è raro nella Bibbia che un albero sia usato come simbolo per rappresentare un essere umano. Gesù, a volte, parlava di sé stesso in questi termini:

“Io sono la vite, voi i tralci; chi resta in me ed io in lui, questi porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv. 15:5).

Nella lettera ai Romani 11:17 Paolo parla di Gesù come di un vero olivo:

“...tu che eri un olivo selvatico sei stato innestato al loro posto e sei divenuto partecipe della radice e della vitalità dell’olivo...”

Analogamente Adamo ed Eva sono rappresentati da due alberi.

Affermare che nel mezzo del Giardino di Eden c’era un Albero della Vita e un Albero della Conoscenza del Bene e del Male non vuol dire che c’erano due veri alberi nel centro di un vero giardino. Piuttosto questi simboli stanno a significare che due persone, Adamo ed Eva, dovevano essere il centro e il nucleo dell’ideale di creazione di Dio. cioè, l’intero ideale di creazione di Dio si doveva realizzare attraverso l’uomo e la donna.

Se riconosciamo nell’Albero della Conoscenza del Bene e del Male, la donna, Eva, possiamo anche immaginare che il frutto di quest’albero doveva essere in qualche modo collegato a lei. Un albero vero si moltiplica attraverso i semi necessari alla riproduzione. In modo simile l’umanità si moltiplica attraverso il frutto dell’amore - nel caso specifico l’amore di Eva. Quindi, Eva era rappresentata dall’Albero della Conoscenza e mangiare il frutto è un simbolo che rappresenta l’esperienza d’amore di Eva.

Il nemico serpente

Oltre all’Albero della Vita e all’Albero della Conoscenza, la Genesi ci parla di un serpente che tentò Eva. Secondo le Scritture quest’animale sapeva parlare, era più astuto di qualsiasi altra bestia e, in seguito al fatto di aver tentato Eva, divenne una creatura strisciante. Di nuovo dunque, sorge un problema: come va inteso questo serpente, in maniera letterale o simbolica?

Ovviamente non si trattava di un serpente comune: innanzitutto era capace di tentare e ingannare l’uomo; poi, era consapevole dell’esistenza di Dio e del comandamento che Egli aveva dato ad Adamo ed Eva. Dice, infatti, il serpente in Gn. 3:1

“Davvero Dio vi ha detto: Non mangiate di alcun albero del giardino?”

In altre parole, questo serpente aveva la capacità di comprendere Dio e la Sua volontà. Sappiamo bene, i serpenti non hanno capacità spirituali. Un serpente vero e proprio, incapace com’è di percepire le cose dello spirito, non potrebbe arrivare dunque al livello di conoscenza spirituale manifestato dal serpente della Genesi. Quindi dobbiamo concludere che esso simboleggia un essere spirituale il quale riuscì a indurre Eva a peccare.

fig.4

Poiché il serpente dimostra una comprensione ed una conoscenza spirituale, deve rappresentare un essere spirituale.

Il serpente e Satana

Il libro dell’Apocalisse ci rivela chi è simboleggiato dal “serpente”:

“E fu precipitato il grande drago, il serpente antico, che è chiamato diavolo e anche Satana, il seduttore del mondo intero fu precipitato sulla terra e i suoi angeli furono precipitati con lui” (Ap. 12:9).

Questo passo ricollega il primo e l’ultimo libro della Bibbia. Secondo questi versi l’antico serpente, il tentatore di Eva, era “Satana” e questa è stata l’interpretazione comunemente accettata dalla tradizione giudeo-cristiana. Ma la domanda rimane: “Chi è Satana?”. La parola stessa deriva dall’antica lingua ebraica, dove significava “l’avversario”. Questo chiarisce ancora di più l’affermazione biblica secondo la quale nell’universo esiste una forza che si oppone attivamente a Dio.

Poiché adesso sappiamo che il “serpente” della Genesi rappresenta Satana, possiamo scoprire la sua vera identità, scoprendo chi è Satana. Secondo il passo appena citato, Satana un tempo “fu precipitato sulla terra”. Ora, se noi contrapponiamo il cielo alla terra, originariamente Satana, prima di venire precipitato giù, doveva trovarsi in cielo. Quindi il “serpente” un tempo deve essere stato qualificato per il cielo. In conformità a questo e alla luce dei principi di crescita (v. Principi di Creazione) possiamo dedurre che questo essere, benché creato originariamente buono, in seguito, mentre era ancora nel periodo di crescita, cadde e divenne Satana.

Origini angeliche

Che tipo di entità era Satana? Poiché Adamo ed Eva erano gli unici esseri umani nel Giardino di Eden, Satana doveva essere un’entità di origine diversa. Come sappiamo, la Bibbia ci parla di due tipi di creature, dotate di facoltà spirituali, che alla fine caddero separandosi da Dio. Oltre all’uomo Dio creò gli angeli e anch’essi peccarono (Gd. 6:7). Giacché Satana non era un uomo, allora dev’essere stato un angelo. Il verso dell’Apocalisse che racconta come Satana sia stato precipitato giù dal cielo, chiarisce appunto la provenienza dal mondo angelico e il fatto che la Bibbia indichi che “i suoi angeli furono precipitati con lui” dimostra che era una guida di quel mondo.

fig.5

Secondo un’affermazione ormai consolidata nella fede cristiana, alcuni esseri del mondo angelico si ribellarono a Dio. La seconda Lettera di Pietro, per esempio, si riferisce a questo fatto parlando delle conseguenze del peccato degli angeli:

“...Dio infatti non risparmiò gli angeli che peccarono, ma li confinò nelle spelonche tenebrose del Tartaro, custodendoli per il giudizio...” (2 Pt. 2:4).

A integrare la testimonianza di Pietro, la Lettera di Giuda, nel Nuovo Testamento, descrive il contenuto della trasgressione degli angeli:

“...Egli ha serbato in catene eterne, per il giudizio del gran giorno, gli angeli che non serbarono la loro dignità primiera, ma lasciarono la loro propria dimora. Nello stesso modo Sodoma e Gomorra e le città circonvicine, essendosi abbandonate alla fornicazione nella stessa maniera di costoro ed essendo andate dietro a vizi contro natura, sono poste come un esempio, portando la pena d’un fuoco eterno” (Gd. 6:7)” (1) .

Questo passo ci mostra che il peccato degli angeli e quello degli abitanti di Sodoma e Gomorra erano simili. Entrambi implicarono un comportamento immorale e degli “atti sessuali contro natura”. II crimine di Satana, perciò, deve aver avuto a che fare con un “atto sessuale contro natura”.

La circoncisione, le foglie di fico e il frutto proibito

Esaminiamo ora la vera natura del peccato di Adamo ed Eva. Sappiamo che in origine:

“... ambedue erano nudi, l’uomo e la sua donna, ma non avevano vergogna”. (Gn. 2:25)

Dopo aver mangiato il frutto, tuttavia, il loro sentimento e modo di comportarsi cambiarono:

“Allora si aprirono gli occhi di ambedue e conobbero di essere nudi; intrecciarono delle foglie di fico e se ne fecero delle cinture”. (Gn. 3:7)

Ovviamente, nel periodo che intercorre fra questi due passi, dev’essere successo qualcosa. Dopo aver commesso il peccato, i nostri antenati provarono improvvisamente un senso di vergogna per la loro nudità. Questa vergogna non coinvolse indistintamente tutte le parti del loro corpo, ma in modo specifico gli organi genitali. Adamo ed Eva non si coprirono la faccia o le mani, ma le loro parti sessuali.

fig.6

Il peccato degli angeli e quello di Adamo ed Eva sono collegati.

Nascondere l’errore

È un impulso naturale nascondere le prove dei nostri errori. Per esempio, un bambino sorpreso a rubare un biscotto, metterà istintivamente la mano davanti alla bocca e il biscotto dietro la schiena, cercando in questo modo di nascondere la sua colpevolezza. Allo stesso modo un ladro o un assassino cerca di cancellare tutte le prove che potrebbe condurre alla sua scoperta.

Se il peccato di Adamo ed Eva fosse stato relativo all’atto di mangiare un frutto, essi si sarebbero coperti la bocca o le mani, cioè le due parti del corpo direttamente coinvolte in quel peccato. Ma come abbiamo detto, non fu così:

“... intrecciarono delle foglie di fico e se ne fecero delle cinture” (Gn. 3:7).

Ciò dimostra che la loro trasgressione riguardava proprio le parti del corpo da loro nascoste, gli organi genitali. Da ciò possiamo dedurre che il peccato dei nostri progenitori fu un peccato di fornicazione.

Prove del peccato sessuale

Ci sono altre prove che aiutano a capire come la caduta sia stato un peccato di natura sessuale. Per esempio, riferendosi agli atti sessuali, gli ebrei (ma anche uomini di altre culture) parlavano comunemente di mangiare o cogliere un frutto. Nella Bibbia, e altrove, “conoscere” una donna vuol dire avere una relazione sessuale con lei. Nel quarto capitolo della Genesi, ad esempio, si dice che Caino “conobbe sua moglie la quale concepì e partorì Enoch” (Gn. 4:17) e che Adamo “conobbe di nuovo sua moglie ed ella partorì un figlio” (Gn. 4:25).

Naturalmente l’interpretazione sessuale della caduta trova conferma anche da parte di studiosi ebrei e cristiani. Il Cardinale Jean Danielou, esperto in letteratura cristiana antica e membro dell’Accademia di Francia, afferma che “la maggioranza dei critici sottolinea il fatto che il peccato ha un carattere sessuale”. Inoltre, non si può ignorare il particolare merito attribuito alla pratica del celibato da parte dei religiosi. Non solo l’apostolo Paolo incoraggiava la castità, ma Gesù stesso disse che alcuni si fanno eunuchi per entrare nel Regno dei Cieli. In effetti, il voto di castità, insieme con quelli di povertà e di obbedienza, è essenziale per diventare un monaco, o una suora nella Chiesa Cattolica. Analogamente alcune diramazioni dell’Induismo e del Buddismo insegnano che la via più elevata per chi ricerca la verità è quella che comporta l’astinenza dai rapporti sessuali.

Queste pratiche implicano che il matrimonio, così come noi lo conosciamo, non ha la completa approvazione di Dio, ma è un compromesso per chi non è in grado di seguire la strada della castità. Queste religioni ci avvertono che c’è qualcosa di fondamentalmente sbagliato nel desiderio sessuale, così come lo sperimentiamo comunemente.

Anche il rito della circoncisione può essere messo in relazione alla caduta dell’uomo, se, se ne vede il profondo significato. Secondo la Genesi, Abramo istituì questa cerimonia come segno visibile del patto che legava i figli di Israele al loro Dio. II significato più evidente di quest’atto era quello di distinguere gli ebrei dagli altri popoli, ma in esso c’era anche la sensazione che qualcosa di inerente al sesso, allontanava l’uomo da Dio. Incidendo il prepuzio ai figli maschi, gli ebrei volevano dimostrare la loro determinazione a eliminare ogni ostacolo che potesse separarli da Dio. Secondo i Principi Divini la circoncisione rappresenta dunque una compensazione simbolica per il peccato originale di Adamo ed Eva.

L’amore coniugale

Vogliamo chiarire che non c’è nessun male nel sesso di per sé. Dopo tutto Adamo ed Eva originariamente dovevano “moltiplicarsi”. Seguendo i Principi di Dio, essi dovevano crescere come fratello e sorella e, dopo aver raggiunto la maturità, diventare marito e moglie, generando dei figli e realizzando una famiglia con Dio al centro. In effetti, l’amore coniugale doveva essere la più alta e sacra benedizione di Dio per l’uomo. Quando un uomo e una donna si uniscono nella perfezione, formano, in un certo senso, un nuovo essere, ancora più vicino a Dio. Se Adamo ed Eva avessero raggiunto quel livello, sarebbero diventati veri figlio e figlia di Dio, e veri marito e moglie. Tuttavia, in qualche modo i nostri progenitori si allontanarono da Dio e la relazione che alla fine si stabilì fra loro, fu una violazione della loro stessa natura e dei Principi di Dio. Ovviamente il loro rapporto sessuale deve essere avvenuto al di fuori del matrimonio, costituendo così la caduta. Vediamo com’è accaduto tutto questo.

L’intervento del serpente

Abbiamo già visto che la caduta non riguardò solamente Adamo ed Eva, ma coinvolse una guida degli angeli, Lucifero. Ma chi era quest’angelo Lucifero? E chi sono gli angeli? Esaminiamo il mondo angelico.

Gli angeli

Credere all’esistenza di esseri spirituali invisibili, amici dell’uomo, ha fatto parte della cultura dell’umanità da tempi immemorabili. Nei primi capitoli della Genesi, troviamo due angeli che mangiano con Abramo. Anche in questo campo, tuttavia, dobbiamo distinguere fra fantasia e realtà. Basta, infatti, guardare a molta dell’arte sacra per scoprire ciò che si credeva tradizionalmente sull’aspetto degli angeli. Essi vengono raffigurati come degli esseri gloriosi, dalle sembianze umane, dotati di enormi ali di cigno, che spesso portano con loro arpe o libri di canti. Ma gli angeli hanno veramente quest’aspetto? In Genesi 19:1-5 si parla di due angeli che si recano a visitare Lot e vengono scambiati per uomini dagli abitanti di Sodoma. Similmente i vangeli di Luca e di Marco si riferiscono agli angeli che visitano la tomba di Gesù come “uomini” (Mc. 16:5, Lc. 24:4). In conformità a questi racconti biblici appare evidente che gli angeli hanno sembianze diverse da quelle cui ci vorrebbero far credere i pittori medioevali. In effetti, gli angeli e gli uomini hanno un aspetto simile. La differenza sta nel fatto che, mentre gli angeli sono stati creati come puri spiriti, gli uomini sono esseri sia spirituali che materiali.

La missione degli angeli

Nell’Antico e nel Nuovo Testamento gli angeli servono a tre diversi scopi. Primo, sono servitori di Dio:

“Non sono essi tutti degli spiriti a servizio di Dio, mandati ad esercitare un ufficio in favore di coloro che stanno per ereditare la salvezza?” (Eb. 1:14)

In secondo luogo, oltre a esser stati creati per servire Dio e l’uomo, gli angeli fungono anche da messaggeri. In tutto l’Antico e il Nuovo Testamento si racconta come Dio mandi i Suoi angeli per comunicare con l’uomo. Per esempio, degli angeli apparvero ad Abramo per annunciargli che Sara avrebbe avuto un figlio che si doveva chiamare Isacco (Gn. 18:10), e fu pure un angelo ad annunciare a Maria la nascita di Gesù (Lc. 1:31). Ancor più che fungere da servitori e messaggeri gli angeli rendono lode e gloria a Dio. Questa loro funzione si può paragonare a quella di una guardia d’onore militare che rende tributo alla sua nazione o alla bandiera. Giovanni di Patmos, autore dell’Apocalisse, dice:

“Ancora una visione, udii il rumore di una moltitudine di angeli intorno al trono... e il loro numero era di miriadi di miriadi e di migliaia di migliaia, i quali proclamavano a gran voce: “‘L’agnello sgozzato è degno di ricevere la potenza e la ricchezza...” (Ap. 5:11-12).

fig.7

La missione degli angeli era quella di messaggeri e servitori per Dio e l'uomo, e di rendere gloria a Dio.

Servitori, non figli

Qual è la differenza fra l’uomo e gli angeli? Oltre al fatto che gli angeli sono esseri solamente spirituali, c’è anche una differenza di ruoli. Dio creò gli angeli come Suoi servitori e messaggeri, mentre creò gli uomini come Suoi figli. La gioia e lo scopo finale della creazione si dovevano manifestare nell’uomo. Poiché Dio creò l’uomo come Suo figlio, i Suoi servitori, gli angeli, dovevano servire non solo Dio ma anche i Suoi figli e come figlio di Dio l’uomo doveva avere dominio sugli angeli.

Dire che l’uomo doveva dominare gli angeli può sembrare un’affermazione troppo ardita. Infatti, nella tradizione cristiana gli angeli sono sempre stati visti come esseri superiori all’uomo e pieni di gloria. Secondo i Principi l’uomo in realtà fu creato a un livello superiore a quello di tutti gli angeli, ma adesso si trova su un piano d’inferiorità rispetto a loro come conseguenza della caduta. Il ruolo che le Scritture attribuiscono agli angeli dimostra che essi furono creati come servitori di Dio, mentre gli uomini sono destinati a essere i Suoi figli. La vera relazione fra l’uomo e gli angeli è descritta molto bene dalle famose parole dell’apostolo Paolo:

“Non sapete che noi giudicheremo gli angeli?” (1 Cor. 6:3).

fig.8

L'uomo era destinato a stare in una posizione più alta di quella degli angeli, ma con la caduta egli cadde al di sotto di essi.

Eva e Lucifero: l’inizio della caduta

II libro della Genesi ci dice che l’uomo fu l’ultima creazione di Dio. Prima, Dio creò “i cieli e la terra”, poi il giorno e la notte, l’aria e l’acqua, la terraferma e la vegetazione, i pesci e gli animali e, alla fine, l’uomo. In questo processo di creazione il mondo spirituale - cioè il mondo dove dimoravano gli angeli - fu creato prima dell’uomo.

Dopo aver completato la creazione del mondo angelico, Dio vi pose a capo un arcangelo. Proprio come Dio diede la Sua benedizione al popolo di Israele attraverso un uomo, Abramo, così il Suo amore veniva trasmesso al mondo angelico attraverso un angelo. Secondo la dottrina tradizionalmente accettata dalla fede giudeo-cristiana quest’arcangelo si chiamava Lucifero.

Prima della creazione dell’uomo, Lucifero era l’essere supremo della gerarchia celeste, colui che poteva ricevere più amore da Dio. Sembrava la creatura più vicina a Dio, persino il Suo favorito.

La gelosia di Lucifero

Secondo i Principi Divini, Lucifero fu posto nel Giardino di Eden, assieme ai giovani Adamo ed Eva per servirli e guidarli nella loro crescita. Mentre svolgeva questo compito, si accorse che qualcosa era cambiato. Cominciò a rendersi conto che Adamo ed Eva stavano ricevendo da Dio un amore più grande di quello che riceveva lui. La sua situazione si può paragonare a quella di un bambino che, improvvisamente, si vede soppiantato dalla nascita di un fratellino. Prima dell’arrivo del nuovo bimbo il fratello più grande aveva per sé tutto l’amore della madre; adesso invece gli sembra che l’amore della mamma nei suoi confronti sia diminuito ed è preso da sentimenti di rifiuto e di gelosia.

Questo fu il sentimento di Lucifero dopo la creazione dell’uomo. Poiché Adamo ed Eva erano stati creati da Dio come Suoi figli, ricevevano da Lui più amore di Lucifero, creato come servitore. L’arcangelo non si rese conto che Dio continuava ad amarlo allo stesso modo di prima; tutto ciò che notò, fu che Adamo ed Eva ricevevano da Lui un amore più grande. Così divenne geloso delle attenzioni che Dio aveva verso i Suoi figli e, soprattutto, cominciò a provare un sentimento d’invidia nei confronti di Adamo. Questo era, infatti, un essere maschile come lui, e Lucifero sapeva che, una volta raggiunta la completa maturità, Adamo lo avrebbe dominato.

Anche altri libri sacri attribuiscono a Lucifero tali sentimenti. Nel Corano, per esempio, l’angelo dice: “Perché dovrei servirli? Essi non sono che polvere, mentre io sono fuoco”. Perché, si domandava, Dio avrebbe dovuto degradare un servitore che gli era sempre stato fedele?

Un amore al di fuori dei principi

Allo stesso tempo Lucifero vide che Eva era molto bella e attraente. Poiché la bellezza di Dio deriva dal Suo amore, ricevendo più amore da Dio, si rispecchia di più la Sua bellezza. Man mano che cresceva, e maturava, Eva diventava sempre più bella, e Lucifero era naturalmente attratto verso di lei, anche perché, sentendo una mancanza d’amore, cercò di ricevere più amore da lei. Più Lucifero stava con Eva, più il loro rapporto si sviluppava. Volendo conservare il suo predominio, l’arcangelo cercò di conquistare il cuore di Eva e lei, d’altra parte, si sentì attratta verso di lui. Come “angelo di luce” egli aveva più conoscenza di chiunque altro, ed Eva si sentiva lusingata dalle sue attenzioni.

Pur sapendo che il suo desiderio era assolutamente contrario alla volontà di Dio, Lucifero lasciò che il suo sentimento per Eva crescesse fino a superare il timore del comandamento o della morte. Alla fine, si sentì determinato a sfidare perfino Dio se questi si fosse posto come ostacolo fra lui e l’oggetto del suo desiderio.

Poiché Dio l’aveva avvertita, all’inizio Eva respinse le tentazioni di Lucifero:

“Rispose la donna al serpente: «Noi possiamo mangiare del frutto degli alberi del giardino, ma quanto al frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino, Dio ci ha detto: Non mangiatene, anzi neppure toccatelo, altrimenti morrete». Allora il serpente disse alla donna: «No, voi non morrete, anzi Dio sa che il giorno in cui voi ne mangerete, vi si apriranno gli occhi e sarete come Dio: conoscitori del bene e del male»” (Gn. 3:2-5).

Ma quando la sua resistenza iniziale cominciò a vacillare, Eva fu confusa dalle parole di Lucifero. Dio aveva messo l’arcangelo accanto all’uomo e alla donna per guidarli nella loro crescita ma ora egli stava dicendo a Eva qualcosa che era assolutamente contrario alle direttive di Dio. Invece di chiedere consiglio a Dio o anche di consultarsi con Adamo, Eva si lasciò sedurre. Il suo amore crebbe, come pure il suo desiderio di ottenere la conoscenza promessale da Lucifero. Alla fine, si lasciò convincere che Dio la stava ingannando e acconsenti ad avere una relazione sessuale con l’arcangelo. Quest’unione sessuale tra lo spirito di Lucifero e quello di Eva causò quella che chiamiamo caduta spirituale dell’uomo.

fig.9

Lasciandosi persuadere che Dio la stava trattando ingiustamente, Eva si unì in amore con Lucifero. Con questa unione spirituale iniziò la caduta effettiva.

Argomenti a conferma

Diversi scritti degli antichi ebrei e dei primi cristiani, concordano con questa interpretazione della caduta. Alcuni pensatori ebrei affermano che l’intenzione di Lucifero. era “Ucciderò Adamo e prenderò in moglie Eva”. Un altro rabbino spiegò che Satana voleva dominare la terra con Eva come sua sposa. Ma si può credere seriamente che un angelo abbia avuto un rapporto sessuale con un essere umano? Per far luce su questo problema, esaminiamo la Bibbia per vedere ciò che credevano a questo proposito gli ebrei e i cristiani. Sia l’Antico che il Nuovo Testamento ammettono che degli esseri spirituali possono commettere atti sessuali con delle donne mortali. Un passo chiave è il breve racconto che troviamo nel sesto capitolo della Genesi: dei “figli di Dio”, identificati tradizionalmente come angeli, discesero dal cielo e “presero per mogli” delle donne che a loro piacquero (Gn. 6:1-2). Si potrebbe ignorare questa storia, considerandola un mito primitivo, se non ricomparisse in due punti diversi del Nuovo Testamento. Nella lettera di Giuda (Gd. 6:7) e nella II lettera di Pietro (2 Pt. 2:4) questa storia è infatti ripresa ricevendo così il sostegno dell’autorità della, Scrittura cristiana. Ciò vuol dire che era ovvio per i cristiani ammettere che gli spiriti e gli esseri umani potevano avere ed hanno effettivamente avuto delle relazioni sessuali tra di loro.

Nella Bibbia ci sono anche altri episodi in cui gli angeli vengono direttamente a contatto con persone o cose del mondo fisico. Per esempio, un angelo lottò con Giacobbe con tanto vigore da slogargli un’anca (Gn. 32:25). Due angeli andarono a trovare Lot a Sodoma, per avvisarlo dell’imminente distruzione della città ed egli li invitò a casa sua e pranzarono insieme; quando Maria vide presso la tomba di Gesù un angelo, pensò che fosse il giardiniere (Gv. 20:15). Da ciò possiamo facilmente capire che gli angeli non solo hanno delle capacità sensitive simili a quelle umane, ma possiedono anche una forma che, in certe condizioni, può essere percepita.

Questi fenomeni sono altrettanto evidenti in quello che potremmo definire il lato satanico. I seguaci dei riti satanici hanno più volte sostenuto di aver sperimentato nei loro rituali mistici, l’unione sessuale con il loro maestro o con i loro compagni soprannaturali. Nel Medioevo, fino al XVII secolo e ancora oggi, queste persone hanno confessato a varie autorità religiose e secolari queste esperienze, non per ammettere le proprie colpe, ma per esporre quelle che sono le loro pratiche e convinzioni. Quindi pur se un’esperienza sessuale spirituale non è un fatto comune, è però possibile anche ai nostri giorni.

Adamo ed Eva: il completamento della caduta

In che modo la caduta di Lucifero ed Eva arrivò a coinvolgere Adamo? L’amore porta due esseri a unirsi e determina un’influenza reciproca. Unendosi all’arcangelo, Eva ricevette da lui due elementi: innanzitutto la paura. L’arcangelo sapeva in cuor suo che, unendosi a Eva, avrebbe violato un preciso principio di Dio, tuttavia la forza del suo amore per lei lo spinse fino a quel punto, anche se, nel ribellarsi a Dio, fu preso dal terrore. Così, nel momento in cui Lucifero ed Eva si unirono in aperta violazione ai principi, la paura dell’angelo si trasmise alla donna e divenne parte di lei. Eva provò la stessa paura di Lucifero.

In secondo luogo, quando Eva mangiò il frutto proibito, i suoi occhi si aprirono come le aveva predetto il serpente. In quel momento lei capì che Lucifero non avrebbe mai dovuto essere il suo sposo, perché lei era stata creata da Dio per unirsi ad Adamo. H suo profondo rammarico e pentimento per lo sbaglio fatto, uniti al senso di paura, la spinsero a rivolgersi ad Adamo per ricevere conforto e aiuto.

Disgustata dall’atto compiuto, Eva era pronta a fare qualsiasi cosa pur di ritrovare il senso di benessere di cui godeva prima. Una volta compreso che Dio aveva destinato Adamo come “suo vero sposo”, pensò erroneamente che, se si fosse unita a lui, avrebbe potuto riparare l’errore precedente. Con questa idea Eva tentò Adamo inducendolo a comportarsi come suo marito.

fig.10

Rendendosi conto che Adamo doveva essere suo marito, Eva lo tentò. Con la risposta di Adamo, e la loro unione sessuale prematura, al di fuori dei Principi la caduta fu completa.

Fino a quel momento Adamo ed Eva erano vissuti insieme come fratello e sorella. Essi avrebbero dovuto crescere in questo modo fino a raggiungere la perfezione e a questo punto ricevere la benedizione del matrimonio da Dio. Raggiunto quello stato di amore completo e maturo con Dio, si sarebbero trovati nella posizione giusta per stabilire fra loro un amore veramente divino. Qualsiasi unione realizzata prima di raggiungere quello stadio rappresentava una violazione del piano originale di Dio.

Adamo, comunque, cedette alla tentazione di Eva e i due si unirono in un rapporto sessuale, commettendo quella che chiamiamo la caduta fisica. Poiché Dio aveva creato l’uomo in spirito e fisico, ed Eva era già caduta spiritualmente, con la loro unione fisica la caduta fu completa.

Che cosa avrebbe potuto fare Eva

Invece di tentare Adamo come lei era stata tentata, Eva avrebbe dovuto confessargli il proprio sbaglio e chiedergli di intercedere per lei presso Dio. Attraverso Adamo, Dio avrebbe potuto restaurare Eva. Quando Eva indusse Adamo ad avere una relazione sessuale con lei e lui acconsentì, si ripeté semplicemente il primo errore di Eva. Ora si trovarono entrambi separati da Dio, senza speranza, senza nessuno che potesse intercedere in loro favore presso Dio. La Genesi racconta che si erano nascosti, pieni di vergogna e di rimorso, e Dio stesso li dovette cercare, chiamandoli: “Dove siete?”. Erano perduti sia spiritualmente che fisicamente.

Se i nostri primi antenati non avessero mangiato il frutto del bene e del male, avrebbero stabilito una famiglia ideale, dando nascita a figli di bontà. L’amore di Eva sarebbe stato un frutto buono e lei sarebbe stata paragonata all’Albero del Bene. Invece, prima di raggiungere la perfezione, Eva cadde e poi spinse Adamo a cadere, dando così vita a una famiglia priva dell’amore di Dio e contaminata dall’eredità di Satana. Perciò Eva caduta è paragonata a un albero del male e il suo amore a un frutto cattivo.

Prima di cadere Eva era nella posizione di diventare un albero del bene o un albero del male. Per questo motivo fu simboleggiata con l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male, il cui frutto, cioè il suo amore, avrebbe potuto essere o buono o cattivo.

fig.11

Poiché il frutto del suo amore avrebbe potuto essere buono o cattivo, Eva è simboleggiata dall'Albero della Conoscenza del Bene e del Male.

La forza dell’amore

Ci si potrebbe domandare: com’è possibile che il piano di Dio sia fallito in questo modo? Egli ha creato l’universo e deve essere onnipotente. Lucifero, Adamo ed Eva erano tutti Sue creature e dovevano esistere in accordo al Suo piano. Come mai le cose sono andate così male?

Secondo i Principi Divini Dio creò l’universo in un modo paragonabile a un treno che corre sui binari. Il treno rappresenta la creazione di Dio e i binari, la Sua legge. Come il treno è guidato dai binari, così la creazione di Dio si sviluppa automaticamente seguendo le Sue leggi. Quando però il treno è soggetto a una forza più grande del potere direttivo dei binari, per esempio a una valanga o a un vagone posto di traverso sulle rotaie, allora deraglia.

Analogamente, se una forza più grande della legge avesse agito su Adamo ed Eva, essi avrebbero potuto essere deviati dal loro corso originale. Questa forza superiore a tutte le leggi e ai principi di Dio è la forza dell’amore.

fig.12

Proprio come un treno può deragliare dai binari così l'uomo durante la sua crescita verso Dio poteva "deragliare" a causa del potere dell'amore al di fuori dei Principi.

Amore, non leggi

Com’è stato spiegato nei Principi di Creazione, Dio creò per sperimentare uno scambio di dare e avere in amore. Il Suo ideale non è un mondo di leggi o di regole, ma un mondo d’amore. Per questo Egli ha fatto la forza dell’amore più grande di qualsiasi altra forza. L’amore è la forza suprema dell’universo e Dio l’ha reso così assoluto che neppure i Suoi principi possono impedire di esprimerlo in un modo che vada contro la Sua volontà. Adamo, Eva e Lucifero, infatti, caddero a causa della forza dell’amore.

Tanto la storia quanto la letteratura rendono tributo al regno onnipotente dell’amore che domina il cuore degli uomini. Freud e altri psicoanalisti affermano che in questo mondo caduto l’impulso erotico è sufficiente da solo a farci ignorare tutte le convenzioni morali che la società e la coscienza ricollegano alla volontà di Dio. Shakespeare ha immortalato l’amore che condusse Romeo e Giulietta al suicidio, così come la passione che spinse lo zio di Amleto a uccidere suo fratello per sposare la cognata e che portò il re Lear a impazzire per l’errore commesso nel non aver capito quanto le sue figlie lo amassero. Nei nostri tempi, il re Edoardo VIII ha rinunciato al trono per amore.

L’amore di Dio e l’amore dell’uomo

Poiché Dio ha creato l’amore come la forza suprema, quando l’uomo raggiunge la maturità e diventa uno con Dio in amore, non c’è niente che possa spezzare questo rapporto. Quando è perfetto, l’uomo non può subire alcuna corruzione perché è totalmente unito all’amore di Dio; tuttavia prima di raggiungere la perfezione, il suo desiderio può anche essere indirizzato in una maniera sbagliata. Ecco perché, secondo i Principi Divini, l’uomo e la donna dovevano sperimentare l’unione completa d’amore fra loro, solo dopo aver perfezionato individualmente il loro amore per Dio. Per realizzare ciò, Dio sapeva che Adamo ed Eva avevano bisogno di una guida e di una protezione speciale e a tale scopo diede loro il comandamento:

“Tu puoi mangiare di ogni albero del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangerai”. (Gn. 2:16-17)

Con questo comandamento i figli di Dio erano guidati a non centrare il loro amore su sé stessi.

L’interpretazione sessuale della caduta ha un grande valore proprio perché mette in rilievo l’unico peccato che è radicato nella struttura biologica dell’uomo. In un certo senso, e lasciando stare i particolari delle sue teorie, Freud ha fatto giustamente risalire le origini della tragedia umana all’impulso sessuale.

II comandamento era temporaneo

Se i nostri progenitori avessero mantenuto fede nel comandamento, non si sarebbero lasciati coinvolgere dall’arcangelo, e così un amore tanto forte da indurre Adamo ed Eva a cadere non avrebbe potuto svilupparsi. Invece, poiché essi non osservarono il comandamento e stabilirono una stretta relazione reciproca con Lucifero, si generò un amore illecito che li condusse a deviare dai principi di Dio.

Per quanto tempo, secondo il volere di Dio, Adamo ed Eva avrebbero dovuto osservare il comandamento di non mangiare il “frutto”? Se Adamo ed Eva fossero diventati perfetti, sarebbero entrati nel dominio diretto di Dio. Quindi, con la benedizione di Dio, sarebbero stati liberi di sviluppare il loro amore reciproco come marito e moglie. Se avessero fatto questo, il loro amore non si sarebbe più potuto spezzare. Come individui perfetti sarebbero stati in grado di sviluppare fra loro un amore maturo. Perciò, l’obbedienza al comandamento di Dio era necessaria soltanto nel periodo in cui Adamo ed Eva stavano crescendo verso la perfezione.

fig.13

Il comandamento era necessario solo finché Adamo ed Eva avessero raggiunto la maturità.

Il libero arbitrio e la caduta

Nei Principi di Creazione è stato spiegato che Dio diede all’uomo la libertà per permettergli di partecipare alla Sua creazione, diventando co-creatore con Lui. Quindi, il fatto che Dio ci abbia dato il libero arbitrio è una necessità e un bene, come sostiene la teologia tradizionale giudeo-cristiana. Il libero arbitrio è il dono più grande che Dio abbia fatto all’uomo. Se noi fossimo semplicemente costretti a servire Dio, non ci sarebbero né vita né bellezza per l’uomo, né gioia né gloria per Dio. Non c’è cosa più bella e preziosa dell’uomo che serve liberamente Dio e Lo ama con tutto il cuore, di sua spontanea volontà. Un fiore si volge in direzione del sole perché non ha altre alternative, ma il libero arbitrio dà all’esistenza dell’uomo una dimensione speciale. Per questo l’uomo è l’essere supremo della creazione e può esserne veramente il signore.

Alcuni pensano che Adamo ed Eva caddero perché erano liberi. Senza dubbio il fatto di essere liberi permise loro di cadere ma se fosse stata la libertà a causare la caduta, allora ci sarebbe sempre il pericolo di cadere, anche dopo aver raggiunto la perfezione; l’insicurezza continuerebbe ad esistere perfino nel Regno dei Cieli, il luogo dove l’uomo deve godere di una completa libertà. Questa insicurezza esisterebbe sempre, e la perfezione promessa sarebbe impossibile da raggiungere.

La perdita della libertà

Anche se non fu il libero arbitrio a provocare la caduta, Adamo ed Eva, a causa del loro peccato persero la libertà. Questo perché la libertà esiste solo nell’ambito delle leggi di Dio; al di fuori delle Sue leggi non c’è libertà. Per comprendere questo paradosso, pensiamo alla-libertà di cui godiamo nella nostra società. Questa libertà esiste solo fintanto che ci atteniamo alle leggi dello stato. Per fare un esempio semplice: non possiamo passare impunemente col semaforo rosso. Allo stesso modo la nostra libertà di movimento esiste nell’ambito della legge di gravità. Se uno cerca di fare una passeggiata uscendo dalla finestra di un palazzo di cinque piani, si accorgerà ben presto dei limiti della sua libertà. Quando ignoriamo questi limiti e abusiamo della libertà, nascono disarmonia, caos e distruzione.

fig.14

Nel caso di Adamo ed Eva l’amore illecito di Lucifero infranse la legge di Dio e distrusse la libertà dell’uomo. A causa di questo l’uomo è vissuto sotto un dominio satanico. Spiritualmente egli non ha la completa libertà di fare ciò che è giusto e buono agli occhi di Dio. Egli è inestricabilmente prigioniero di una schiavitù allo stesso tempo volontaria e involontaria, com’è stato brillantemente analizzato da pensatori quali S. Agostino, Calvino e Niebuhr, e raffigurato dai più grandi romanzieri. Per questo l’apostolo Paolo si lamentava:

“Noi sappiamo, infatti, che la legge P spirituale; ma io sono carnale, venduto schiavo al peccato. Infatti, non approvo quello che faccio perché non faccio quello che vorrei, ma faccio invece quello che odio... Misero me uomo, chi mi libererà da questo corpo di morte?” (Rm. 7:14-15, 24)

La vera libertà

Pertanto, l’uomo deve restaurare la sua libertà originale prima di poter costruire il Regno di Dio; anche se ha la libertà di agire, le sue azioni possono non essere il risultato di una libertà interiore. Possiamo trovare un segno della crescita nella vita spirituale dell’umanità nel fatto che ai nostri giorni c’è ovunque un desiderio di liberazione a tutti i livelli, sia in termini razziali, che nazionali che religiosi. Nella storia, la libertà da un punto di vista religioso è espressa nel modo migliore da chi scelse Dio e la libertà spirituale con grande rischio o addirittura a costo della loro vita, come ad esempio Giovanna d’Arco, Martin Luther King, il Cardinale Mindszenty e tanti martiri cristiani.

La posizione di Dio

La maggior parte dei credenti ritiene che Dio sia onnipotente e onnisciente. Non ci sono restrizioni al Suo potere, né limiti alla Sua conoscenza. In conformità a questa fede, Dio sarebbe stato in grado di prevedere L’eventualità della caduta dell’uomo. In effetti, alcune teologie cristiane tradizionali vanno ancora oltre dicendo che Dio sapeva che il serpente avrebbe sedotto Eva ed essa avrebbe in seguito tentato Adamo, ancor prima che accadessero tali situazioni. Si dice in questa teologia che Dio vede nella Sua mente il passato, il presente e il futuro come un unico momento presente.

Da questo modo di pensare deriva che Dio, pur sapendo in anticipo che la caduta, una volta realizzata, avrebbe avuto conseguenze disastrose sulla storia dell’uomo, non fece nulla per prevenire quella terribile trasgressione. Quando viene insegnata una tale teologia, prima o poi i credenti si domandano preoccupati: “Perché Dio non è intervenuto? Perché non ha prevenuto la caduta?” Di fronte a questo dilemma, molte persone hanno concluso che Dio o non è del tutto buono oppure non è onnipotente perché, se si guarda al mondo come ad una Sua opera, bisogna concludere che Egli non può essere entrambi.

Questo problema ha già avuto aspri confronti. Ad esempio, quando un devoto filosofo cristiano, Leibnitz, cercò di difendere Dio, affermando che il nostro è il miglior mondo possibile, Voltaire lo copri di ridicolo nella sua novella “Candido”. Anche il libro di Giobbe si dibatte in questo problema di Dio e dell’esistenza del male senza arrivare a una soluzione accettata da tutti. La situazione è bloccata a questo punto e molti teologi cristiani si sono accontentati di dichiarare che il Cristianesimo non porta una soluzione al problema del peccato, ma cerca piuttosto di combatterlo.

Dio non può intervenire

Perché allora Dio permise la caduta? Nella visione dei Principi Divini, Dio creò l’uomo come Suo figlio al quale poteva dare il Suo amore infinito e dal quale poteva ricevere una piena risposta; Dio voleva che l’uomo vivesse nella più alta espressione d’amore. Se il principio di Dio avesse controllato l’amore dell’uomo, allora questo non avrebbe potuto essere assoluto. Dopo aver raggiunto lo stadio di perfezione, l’uomo non doveva essere più sottoposto al principio di Dio, ma doveva vivere sotto il Suo dominio diretto, dove il legame fra loro sarebbe stato incondizionato e inseparabile.

I Principi suggeriscono che Dio poteva prevedere la possibilità della caduta dell’uomo; ma per quanto onnipotente e onnisciente, Egli non poteva intervenire direttamente nel comportamento di Adamo ed Eva finché, in accordo col Suo principio, essi non fossero cresciuti fino alla perfezione. Adamo ed Eva, sebbene avvertiti, caddero quand’erano immaturi. Se Dio fosse intervenuto, avrebbe violato il Suo sistema perfetto e avrebbe usurpato la responsabilità dei Suoi figli.

Inoltre, Dio creò l’uomo affinché fosse il signore di tutta la creazione. Per prendere quella posizione Adamo ed Eva dovevano passare attraverso un processo di maturazione; in tale processo era stata data loro una larga parte di responsabilità per sviluppare un’autodisciplina e un’auto iniziativa. Dovevano crescere fino a uno stadio in cui avrebbero ricevuto la fiducia di Dio, e poi dei loro figli e di tutto il creato. Per questa ragione Dio non preavvisò esplicitamente Adamo ed Eva della tentazione dell’arcangelo. Essi dovevano usare il loro discernimento in tutte le situazioni. Se Dio avesse esercitato su di loro un dominio diretto, li avrebbe riconosciuti maturi quando ancora non lo erano e, inoltre, ciò avrebbe dimostrato che Adamo non poteva essere ritenuto capace di raggiungere la perfezione.

L’integrità di Dio

Per questi motivi, Dio cercò di preservare l’integrità personale dell’uomo. Comunque, c’è anche da considerare un altro aspetto, e questo riguarda l’integrità di Dio stesso.

La teologia cristiana è sempre stata decisa nel negare una visione dualistica del mondo, nella quale Dio e Satana sarebbero stati insieme creatori e dominatori dell’universo. Come essere di perfetta bontà e assoluta purezza, Dio non poteva riconoscere il male come parte del Suo piano per la creazione. Perciò né il peccato di Adamo ed Eva, né l’azione al di fuori dei principi iniziata da Satana, potevano interferire nella Sua creazione divina. La caduta riguardò soltanto l’uomo, Dio non è in nessun senso partecipante responsabile. Se Dio fosse intervenuto nella caduta, l’avrebbe automaticamente riconosciuta come parte della Sua creazione. Poiché la caduta ebbe inizio da Satana, Egli avrebbe in pratica riconosciuto Satana come un altro creatore, il virtuale equivalente di sé stesso. Ecco perché Dio non poteva intervenire.

Dopo la caduta: la promessa perduta

Quali sono le conseguenze della caduta dell’uomo? In che modo ha influenzato il nostro mondo? Sicuramente possiamo dire che in seguito al fallimento di Adamo ed Eva nello stabilire una tradizione di veri genitori, i loro discendenti in tutta la storia, sono stati incapaci di vivere come veri fratelli e sorelle. In altre parole, senza il vero amore dei genitori, non abbiamo avuto il vero amore di fratelli e sorelle. Perché? Quali sono gli effetti specifici della caduta? Esaminiamone alcuni tra i più importanti.

Un falso dominatore di un mondo caduto

Se Adamo ed Eva avessero raggiunto la perfezione, formando con Dio una base delle quattro posizioni, sarebbero stati in grado di amarsi fra loro come marito e moglie con lo stesso amore di Dio e avrebbero generato figli che sarebbero stati l’espressione di quell’amore. Ma poiché i nostri progenitori caddero formando una base delle quattro posizioni con Satana, l’amore di Dio sulla terra non si realizzò. Adamo ed Eva crearono una famiglia centrata su un falso “amore” e diedero inizio a un lignaggio satanico basato su un amore egocentrico. Riflettendo questa realtà il vangelo di Giovanni ci riporta le parole di Gesù al popolo: “Voi siete di vostro padre il diavolo” (Gv. 8:44). In un altro passo del Nuovo Testamento Paolo parla di Satana come “Dio di questo mondo” (2 Cor. 4:4)

fig.15

Con la caduta Adamo, Eva e i loro discendenti caddero sotto il dominio di Satana.

Affermare che il mondo è sotto il dominio di Satana è come riconoscere che forze spirituali negative operano nella nostra vita. Sebbene questa realtà sia testimoniata quasi unanimemente da guide spirituali quali Gesù, S. Paolo, Budda e Maometto, alcuni oggi la mettono in discussione. Fin dall’Età della Ragione sono stati sempre di meno coloro che fra gli occidentali hanno accettato l’esistenza di spiriti benigni e maligni a parte il credere in Dio e nell’esistenza delle anime di persone morte. Questa diversità di fede ha distinto il XVIII, il XIX e il XX secolo da tutte le precedenti ere.

L’inganno di Satana

Qualcuno ha detto che poiché Satana è il padre della falsità, il suo principale inganno consiste nel far credere alle persone che lui non esiste. Se noi non ci impegniamo a scoprirlo lui può agire senza paura di essere smascherato. Se persino gli oggetti fisici possono sfuggire alla nostra attenzione semplicemente perché siamo occupati da qualcos’altro, quanto più difficile deve essere percepire la realtà spirituale che non si può vedere, udire, toccare. Questo è particolarmente vero nell’era moderna in cui l’uomo occidentale ha ristretto la sua attenzione quasi esclusivamente alle cose temporali piuttosto che a quelle eterne, considera le cose materiali piuttosto che quelle spirituali, ciò che è umano piuttosto che divino. Ma per quanto possiamo non essere consapevoli delle cose spirituali, esse sono comunque una realtà.

Tuttavia, è importantissimo distinguere la realtà delle forze sataniche dalle credenze popolari tramandateci dalla tradizione. Per esempio, si dice che Satana abbia corna e coda, mentre altre volte è visto come un essere umano. Se concepiamo Satana in questo modo, è estremamente improbabile che possiamo avere una conferma visiva della sua esistenza. È importante ricordare che Satana è esperto nel mascherarsi e nell’apparire in tanti modi che variano, almeno in parte, secondo le persone che vuole ingannare. Il poeta Baudelaire, che fu per qualche tempo un satanista convinto, ricorda: “Il primo trucco del diavolo è l’incognito”. Se qualche volta si manifesta, in modo da essere chiaramente identificabile, molto più spesso egli appare mascherato sotto una forma attraente.

Alla fine, il miglior maestro su quest’argomento è l’esperienza stessa. Se qualcuno comincia a camminare su un sentiero spirituale, incontrerà ogni genere di ostacoli, disturbi e tentazioni. Attraverso simili esperienze chi ha una certa conoscenza della realtà spirituale, sono giunti alla conclusione che esistono forze sataniche che lavorano contro l’uomo e hanno perciò avuto una parte importante nella natura distruttiva della storia umana.

Noi siamo responsabili

Influenze sataniche possono disturbare una persona solo fino a che questa coopera con esse. L’uomo è influenzato da Satana solo quando fa una base per lui. Pertanto, ogni persona è responsabile per i propri sentimenti, pensieri e azioni. È sciocco attribuire la colpa dei nostri sbagli a Satana. Se l’uomo elimina gli elementi negativi, distruttivi o di male che ha dentro di sé, Satana rimane impotente.

Che cos’è il bene?

Si potrebbe sostenere che poiché le azioni di Lucifero, Adamo ed Eva furono basate sull’amore, essi devono aver agito in modo giusto. Dopo tutto l’amore è bene, vero?

Dal punto di vista dei Principi Divini non esiste nulla di buono o cattivo in sé stesso. Tutte le cose sono state create neutre e la loro bontà o malvagità dipende dallo scopo. Per esempio, una persona può desiderare di ottenere una grande quantità di denaro; se, aldilà di provvedere ai suoi bisogni personali, il suo scopo è di usare quel denaro per aiutare la sua famiglia, servire la sua comunità o sostenere la sua nazione, il suo è un desiderio buono. D’altra parte, se il suo scopo è meramente egoistico o persino distruttivo - per esempio investire quel denaro nel traffico della droga - allora la sua motivazione sarà malvagia.

Questo principio si applica alla natura stessa dell’uomo. L’ambizione, ad esempio, è spesso considerata qualcosa di male, ma, in effetti, essa è parte della natura originale dataci da Dio. Senza ambizione, la storia umana sarebbe stata privata di grandi uomini e avvenimenti. Mosè non avrebbe mai guidato il suo popolo fuori dall’Egitto, Lincoln non avrebbe mai visto la riunificazione della sua nazione divisa, Marconi non avrebbe mai inventato la radio.

Troppo spesso, tuttavia, l’ambizione umana è stata diretta verso scopi individualisti. Motivazioni egoistiche hanno portato gli uomini a rubare, a dominare gli altri, a uccidere.

Allo stesso modo, il desiderio d’amore è neutro. Quando è usato in accordo agli ideali e ai principi di Dio, è la più grande forza creativa e costruttiva dell’universo, ma al di fuori di tali principi, l’amore può essere egoista, distruttivo o semplicemente una passione sensuale.

fig.16

Un atto in se stesso non è né bene né male. Sono l'intenzione e la motivazione che stanno dietro l'atto a determinare il valore morale.

Nessuno standard universale

Il problema consiste nel definire cos’è il bene ovvero nell’arrivare a uno standard universale di bontà. Tuttavia, fin dalla caduta gli standard del bene e del male sono diventati relativi. In un’epoca predominano i valori di un certo gruppo, mentre in un’altra sono valori completamente differenti a stabilire lo standard. Duecento anni fa, negli Stati Uniti, il motto “tutti per uno, uno per tutti”, esprimeva forse l’etica dominante; oggi invece l’opinione più diffusa nella società sembra affermare il principio del “farsi gli affari propri”. Politicamente per i comunisti la statalizzazione di tutti i mezzi di produzione è una cosa buona. Per i capitalisti invece la proprietà privata è quanto di più desiderabile. Come conseguenza di questi principi fra loro contrastanti la storia è stata piena di lotte. Questi conflitti continueranno fino a quando non sarà trovato uno standard universale di bene, che restaurerà lo standard che doveva stabilirsi se non fosse avvenuta la caduta.

La comparsa del peccato

Anche se studiosi e teologi hanno indicato diversi tipi di peccato, il peccato di Adamo ed Eva è quasi universalmente considerato come il primo e originale, la radice di tutti i peccati. Per i Principi Divini esso è la causa della morte spirituale che ha colpito l’umanità da tempo immemorabile.

Ma cos’è il peccato? La parola ha per differenti popoli significati diversi. Gli antichi ebrei consideravano il peccato in termini di abbandono della retta via o errore nel conseguire l’obiettivo. Per altri il peccato è un atto che separa una persona da Dio. Gli uomini vagano fuori del sentiero della giustizia infrangendo il patto che legava insieme Dio e l’umanità. Per i Principi Divini il peccato può essere inteso come un atto o un pensiero che viola la legge di Dio e che influisce negativamente sulla nostra crescita verso la perfezione. Perciò il peccato non è mai semplicemente rivolto contro Dio, ma è anche contro noi stessi perché viola la nostra più profonda essenza.

Anche se potremmo trovare altre identificazioni del peccato, in un modo o nell’altro ne abbiamo fatto tutti esperienza. Com’è proclamato nelle famose parole dell’apostolo Paolo: “Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Rm. 3:23). Allo stesso modo Giovanni, il discepolo di Gesù scrisse alla prima chiesa cristiana:

“Se diciamo di essere senza peccato inganniamo noi stessi e la verità non è in noi”. (1 Gv. 1:8)

Un peccato determinante?

Molti accettano il fatto del peccato individuale, ma sono riluttanti a ricondurlo alla sua fonte primaria. Sia teologi che laici cristiani si sono domandati come un singolo peccato, per quanto grave, abbia potuto corrompere l’intera razza umana. Per rispondere a questa domanda si possono fare diverse analogie. Il peccato originale è stato paragonato a una puntura in un occhio da cui deriva una cecità permanente, o a una ferita al cuore a causa della quale tutto il corpo muore. Diversi rabbini l’hanno paragonato a un veleno i cui effetti si trasmettono da una generazione all’altra. Gli psicoanalisti, a loro volta, hanno spesso rintracciato la causa di seri disturbi mentali in un unico shock psichico.

Si potrebbe ancora dire che il peccato è come la contaminazione di una sorgente d’acqua che avvelena un’intera città o come una malattia che entra nelle radici di un albero e, gradualmente, infetta ogni ramo e ogni foglia. Nell’albero genealogico dell’umanità, Adamo ed Eva erano le radici.

Oltre al peccato originale possiamo menzionare il peccato ereditario, il peccato collettivo e il peccato individuale. Il peccato ereditario viene trasmesso dai nostri antenati per arrivare fino a noi e ai nostri discendenti, attraverso la linea di sangue. Il peccato collettivo è quello di cui tutti i membri di un particolare gruppo sono responsabili; per esempio se un gruppo di persone lincia un uomo innocente, ogni membro del gruppo è responsabile di quell’azione. Infine, il peccato individuale è il peccato commesso da ciascun individuo nella sua vita quotidiana.

fig.17

Il peccato originale è la radice di tutti i peccati.

Secondo i Principi Divini, la volontà di Dio è che noi possiamo essere liberati da tutti i peccati mentre siamo ancora qui sulla terra. Comunque Egli non può purificarci dal peccato senza prima rimuovere il nostro peccato originale, la radice. Questo compito è un aspetto della missione del Messia, missione di cui si parlerà nel prossimo capitolo.

La natura caduta

Dio creò ogni uomo e ogni cosa perché esprimessero il bene. Quindi anche Adamo, Eva e Lucifero avevano questo scopo. La caduta avvenne mentre Adamo ed Eva stavano ancora crescendo verso la realizzazione di questo ideale e, attraverso di essa, il carattere e la personalità dei nostri progenitori si corruppero, cambiando da quella che era l’intenzione originale di Dio: in una parola Adamo ed Eva acquistarono una natura caduta. Lungo tutta la storia questa natura caduta o, come la definisce il pensiero cattolico “seconda natura”, si è trasmessa a tutti i discendenti di Adamo ed Eva. I Principi Divini identificano quattro aspetti principali di questa natura caduta dell’uomo. Esaminiamoli brevemente.

Il punto di vista di Dio e il nostro punto di vista

Un aspetto che ha contribuito notevolmente alla caduta è stato il fallimento nel vedere le cose dal punto di vista di Dio. Come si è detto, prima che Adamo ed Eva nascessero, Lucifero era la creatura che riceveva più amore da Dio. Se, dopo il loro arrivo, Lucifero avesse amato Adamo ed Eva allo stesso modo in cui Dio li amava, non sarebbe caduto. Se avesse lottato per rimanere unito a Dio, amando ciò che Dio amava invece di diventare vittima dei propri sentimenti egoistici, l’arcangelo avrebbe potuto superare la gelosia ed evitare il suo tragico errore. Invece, purtroppo, Lucifero odiò quello che Dio amava. Questa tendenza a vedere le cose dal proprio punto di vista egoistico fu trasmessa ad Adamo ed Eva ed è giunta fino a noi lungo tutta la storia.

Un famoso esempio di questa natura ereditata con la caduta, si trova nella storia dei dodici figli di Giacobbe. Tra tutti i suoi figli, Giacobbe prediligeva l’undicesimo, Giuseppe, e gli altri dieci figli maggiori lo sapevano. Se essi avessero amato veramente il padre, si sarebbero sforzati di capire il suo punto di vista, accettando Giuseppe e rimanendo fiduciosi che il padre amava lo stesso anche loro. Invece di impegnarsi in questo, tuttavia, divennero gelosi di Giuseppe, lo odiarono e lo vendettero agli egiziani.

Anche oggi possiamo vedere alcuni punti di questa natura caduta riflessi in tanti aspetti della nostra vita. Per esempio, degli studenti possono provare gelosia verso un loro compagno di scuola che, grazie alla sua diligenza, sembra essere il prediletto dell’insegnante; oppure in un ambiente di lavoro, qualcuno si può ingelosire se un collega ottiene un aumento di stipendio o una promozione essendosi distinto per le sue prestazioni di lavoro. In questi casi si potrebbe dire che delle persone gelose, come Lucifero, non sono riuscite ad apprezzare le cose vedendole dal punto di vista di Dio. Ciò che dovremmo fare è apprezzare le persone per i meriti che hanno, indipendentemente dal rapporto che c’è fra la loro e la nostra posizione.

Posizioni sbagliate

Inoltre, abbiamo anche ereditato la tendenza a lasciare la posizione che ci è stata data. Nella creazione originale di Dio, a ogni creatura era stato affidato un certo ruolo o posizione. Gli angeli, per esempio, erano stati creati come servitori di Dio, mentre Adamo ed Eva erano stati creati come Suoi figli. Se queste posizioni fossero state mantenute, ne sarebbero derivati ordine e armonia. Purtroppo, non lo furono. Riflettendo su questo, un autore neotestamentario scrive:

... ed anche gli angeli, quelli che non serbarono il loro primato, ma abbandonarono la loro dimora, li ha tenuti legati con catene eterne, nel fondo delle tenebre, per il giudizio del gran giorno”. (Gd. 1:6)

Fenomeni simili accadono anche oggi. Nella nostra vita ci sono dei ruoli che, se realizzati, portano felicità e soddisfazione sia a Dio che a noi stessi. Quando, per esempio, si stabilisce la giusta relazione fra genitore e figlio, o fra insegnante e alunno, o fra marito e moglie, entrambe le parti sono soddisfatte e felici. Senza adempiere i propri ruoli, invece, non ci può essere né ordine per l’insieme né pace per l’individuo.

Un falso dominio

Un altro aspetto della natura caduta che abbiamo ereditato fino ad oggi è la tendenza a rovesciare il dominio. Com’è già stato spiegato, nella creazione c’era un certo ordine di autorità. Prima veniva Dio, poi Adamo, Eva, gli angeli e infine tutte le cose della creazione. Con la caduta, però, quest’ordine fu rovesciato: l’arcangelo riuscì a trascinare Eva nel peccato portandola sotto il proprio dominio ed Eva, a sua volta, indusse Adamo a peccare. Alla fine, Dio rimase completamente escluso da questa situazione.

La tendenza a rovesciare il dominio si è trasmessa fino a noi, iniziando spesso da un desiderio, simile a quello di Lucifero, di ricevere più amore. Infatti, esiste in noi la tendenza a voler scavalcare gli altri, anche quelli che giustamente sono in una posizione di autorità nei nostri confronti. Possiamo seguire la falsa strada dell’egocentrismo cercando di sottomettere le altre persone ai nostri desideri di riconoscimento e di gloria ma, alla fine, questi nostri sforzi avranno un effetto rovinoso. Dobbiamo ricordarci che l’unico modo per ricevere amore è di essere noi stessi i primi a donarlo.

La moltiplicazione del male

Un’ultima caratteristica che siamo portati a ereditare dalla situazione venutasi a creare in origine con la caduta, è la tendenza a coinvolgere gli altri nei nostri errori. Eva, innanzitutto, fece suo il desiderio ingiusto dell’arcangelo, poi moltiplicò il suo sbaglio tentando Adamo. Se lei non avesse moltiplicato il suo peccato, Adamo avrebbe potuto mantenersi puro e alla fine restaurare la sua sposa. Invece, Eva moltiplicò il suo errore in Adamo e la caduta divenne completa.

Anche noi abbiamo la tendenza a coinvolgere gli altri nei nostri errori, cercando in questo modo di proteggere, difendere e giustificare noi stessi. Forse, riuscendo ad ottenere l’appoggio esteriore degli altri, cerchiamo di difenderci da quel senso di consapevolezza interiore che quanto abbiamo fatto, è inaccettabile; in questo modo, tuttavia, non facciamo altro che espandere il male commesso. Il fatto che nel mondo attuale il male si moltiplichi più rapidamente del bene è una chiara manifestazione della realtà di questa natura caduta originale.

Nella società moderna tutti questi aspetti della natura caduta sono diventati davvero un modo di vita. È cosa comune provare gelosia verso qualcuno che riceve più amore di noi; è facile vedere esempi d’infedeltà nelle famiglie, tradimenti fra “amici”, lotte per la conquista del potere e del riconoscimento. Infine, tutti possono costatare come il male si trasmetta da una persona all’altra molto più rapidamente del bene. L’intera società è dunque un riflesso della natura caduta che ha avuto origine con Lucifero, Adamo ed Eva.

Conclusione

Adamo ed Eva dovevano costituire il legame fra Dio e tutti i loro discendenti, fino ai giorni nostri. Così, tramite i nostri progenitori, si sarebbe realizzato un mondo di felicità e gioia, il Regno di Dio sulla terra. Tuttavia, a causa della caduta, Adamo ed Eva si staccarono da Dio, spezzando quel legame. Dalla caduta in poi, sia Dio che l’umanità hanno cercato felicità e pace, ma essendo separati gli uni dagli altri non c’è stato alcun modo di raggiungere queste mete.

Per risolvere questo problema la strategia di Dio è stata quella di stabilire un mediatore fra Sé stesso e l’umanità. Questo è il ruolo del Messia. Il Messia viene nella posizione di Adamo per unire Dio e l’uomo e restaurare ciò che è stato perso da Adamo. Egli viene sia come puro figlio di Dio, come doveva essere Adamo, sia come “figlio dell’uomo”, in grado di stabilire un rapporto diretto con tutti gli uomini. Attraverso il Messia, Dio vuole abbracciare l’uomo e vuole anche mettere in grado l’umanità di abbracciare Lui; attraverso il Messia, Dio vuole completare quell’ideale originale che intendeva realizzare con Adamo ed Eva.

Il prossimo capitolo di questo corso sui Principi Divini parlerà della storia di Gesù, l’uomo che venne per realizzare ciò che Adamo aveva fallito. Gesù fu un uomo di umile nascita che ebbe a suo tempo reputazione non certo buona, ma la sua vita e il suo insegnamento hanno cambiato profondamente l’intera umanità.

Anche se conosciamo Gesù già da duemila anni, ci sono ancora molte cose che non comprendiamo di lui. Per esempio, è ancora grande la discussione fra studiosi e teologi, su chi fosse realmente Gesù. È vero poi, come abbiamo sempre creduto, che la crocifissione fece realmente la volontà di Dio? Se è così perché Dio lavorò per 4000 anni biblici per preparare il Suo popolo alla venuta del Messia? Se la croce fu la vittoria di Gesù e di Dio, perché Gesù gridò dalla croce: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”? (Lc. 23:34)

Il prossimo capitolo prenderà in esame questi fatti controversi della vita di Gesù, presentando una nuova sorprendente visione sullo scopo del suo impegno sulla terra. Scoprirete Gesù come l’uomo mandato da Dio per costruire il Suo regno e scoprirete perché Gesù incontrò tanta opposizione nel cercare di realizzare ciò. Col prossimo capitolo avrete un’analisi completamente nuova su Gesù, una conoscenza che è di capitale importanza per i nostri giorni.

Note

(1) Per questo passo abbiamo utilizzato la Bibbia riveduta Editrice Società Biblica di Ginevra - Casa della Bibbia - Genova, perché secondo la nostra opinione il corrispondente versetto nella Bibbia Concordata da cui gli altri passi sono tratti, non è chiarificatore. Cfr. anche la Bibbia di Gerusalemme Ed. Centro Editoriale Dehoniano 3’ Ed. 1977, pag. 2621, nota 7.

« Indietro Avanti »
^