PREFAZIONE all’edizione originale
Sun-myung(1) Moon è stato imprigionato sei volte in quattro nazioni, dichiarato eretico dalle chiese della sua patria d’origine, la Corea, disprezzato nella sua patria adottiva, gli Stati Uniti d’America; gli è stato più volte impedito di entrare in Giappone, Inghilterra, Francia, Germania ed in varie altre nazioni europee.
Nonostante un periodo di detenzione in America per evasione fiscale nel 1982, i governi ed i mezzi di informazione di quelle nazioni non ritengono affatto che Moon sia un criminale o peggio ancora un terrorista. Eppure lo trattano come se lo fosse(2). Perché? Il regime comunista della Corea del Nord ha forse dato la risposta migliore a questa domanda quando, nel 1948, lo imprigionò con l’accusa, tra l’altro, di «provocare disordine nella società». Quale fondatore di un nuovo movimento religioso Moon, come altri fondatori di religioni, «provoca disordine nella società».
La risposta nordcoreana a quei disturbi fu una condanna a cinque anni di campo di lavoro. Le condizioni della prigione erano così dure che i prigionieri morivano a centinaia di spossatezza e di fame. Nel descrivere quel periodo, Moon ha detto che la sua preghiera costante era la seguente: «Dio, non preoccuparti per me». Il senso di quella preghiera era che, se Dio avesse potuto liberarlo, lo avrebbe fatto. Dal momento che non poteva liberarlo, il ricordare a Dio la propria sofferenza ed il chiedergli aiuto non avrebbe fatto altro che aumentarne l’angoscia.
Vi sono quindi due Sun-myung Moon: quello conosciuto a livello mondiale come «disturbatore della società», e l’uomo che non vuole far soffrire Dio. Questo libro parla del meno conosciuto tra i due. E così deve essere, perché se i leader religiosi vengono ricordati, è a motivo della loro fede, delle loro convinzioni e del modo in cui queste sono state espresse nella loro vita e nella vita dei loro seguaci, e non a causa delle persone che sono state da loro disturbate.
È mia convinzione che, quando la situazione si sarà chiarita, Sun-myung Moon verrà ricordato soprattutto per una lezione, e cioè che Dio è un Dio di sentimenti. La concezione che Moon ha di Dio non è quella del creatore comatoso o del pensoso intellettuale di alcune teologie moderne, né quella del bruto delle antiche fedi. Il suo Dio prova sentimenti profondi, e desidera ardentemente un rapporto pieno e diretto con ciascun individuo.
Questa concezione forse non è originale in assoluto, ma è unico il modo in cui Moon l’ha messa al centro della sua personale spiritualità. Sin dagli ultimi anni della sua adolescenza, ha perseguito in modo quasi ossessivo un unico obiettivo al di sopra di qualsiasi altro: liberare Dio da quello che egli percepisce come un dolore cosmico, provocato dalla Sua creatura ribelle, l’umanità. Moon ha cercato di guarire il cuore spezzato di Dio, di diventare il Suo figlio devoto, colui che elimina il Suo dolore. Il suo messaggio, naturalmente, è che ciascuno di noi deve sforzarsi di fare lo stesso. Finché non lo faremo, secondo Moon Dio continuerà ad essere in uno stato di sofferenza.
Questo libro non cerca di persuadere il lettore di tale tesi; è piuttosto un’opera concepita per esplorare il modo in cui la visione che Moon ha di Dio si sia sviluppata, e di come si sia espressa nel primo periodo della sua vita, prima della fondazione della Chiesa di Unificazione nel 1954.
Questa non è un’opera ufficiale. Episodi che vengono raccontati tra gli unificazionisti, come il fatto che Moon abbia distrutto a martellate una statuetta di Moon stesso che gli era stata donata da un seguace giapponese, ed il fatto che abbia respinto la richiesta di un altro di collaborare alla redazione della sua biografia, mi hanno persuaso che fosse inutile chiedergli un aiuto in merito a questo lavoro. Quindi, sia la biografia ufficiale che la storia completa di questo periodo della sua vita devono ancora essere scritte(3).
Nei primi stadi della ricerca ho ignorato volutamente le fonti unificazioniste scritte, perché gran parte del materiale che riguarda Moon è sotto forma di trascrizione di discorsi di discepoli in posizione di guida. Dal momento che questi discorsi avevano lo scopo di ispirare o di convertire il pubblico, da un punto di vista storico sono materiali poco affidabili.
Le informazioni contenute in questo libro sono basate soprattutto su interviste condotte nel corso di vari anni. Tra le fonti vi sono dei membri della famiglia di Moon, dei suoi compagni di prigionia ed i suoi primi discepoli, alcuni dei quali sono ancora con lui mentre altri sono oggi suoi oppositori. Tutte le fonti sono primarie. In altre parole, non ho preso assolutamente in considerazione persone che non abbiano vissuto in prima persona le esperienze di cui hanno portato testimonianza. Anche le fonti primarie naturalmente pongono vari problemi. Uno tra questi è la disonestà. Alcuni tendono ad esagerare l’importanza che hanno avuto nella vita di Moon, o – comprensibilmente – tendono a minimizzare gli eventi che hanno posto loro o la loro famiglia sotto una cattiva luce. Un elemento di disappunto è il fatto che alcuni di coloro che hanno abbandonato Moon hanno dimenticato i particolari di eventi che sarebbero stati significativi per questo libro, ma che per loro hanno ormai poca importanza.
Devo far notare anche che i ricordi personali, specialmente quelli relativi ad avvenimenti verificatisi decenni prima, non possono essere precisi. In alcuni casi, le fonti si contraddicono a vicenda. Il giudizio sulla credibilità relativa è mio e, nei casi in cui non sono sicuro, le divergenze sono spiegate nelle note a piè di pagina. Nel caso in cui le fonti non siano disponibili, il testo si basa su informazioni pubblicate in precedenza, come indicato nelle note finali.
Agli inizi della mia ricerca un anziano seguace coreano mi espresse, sia pure educatamente, la propria irritazione per la mia insistenza nello sviscerare i particolari, e mi propose di esaminare invece nei dettagli il significato dell’esperienza di Sun-myung Moon. Sono consapevole del fatto che alcuni Unificazionisti possono pensare che se si ignora questo consiglio, e si presentano i dettagli degli eventi con un commento ridotto all’osso, la narrazione può non trasmettere in modo completo la significatività della vita di Moon. A ciò posso rispondere solo che questo libro è opera di un giornalista. Non è stato scritto con l’obiettivo consapevole di rendere la spiritualità di Moon più accessibile ai suoi seguaci. Tuttavia, devo dire a mia difesa che i dettagli trasmettono l’aspetto umano dell’uomo spirituale, e che questo aspetto umano rende accessibile l’uomo spirituale. Detto questo, chiedo scusa a chiunque dovesse sentirsi offeso da una qualunque parte di questo libro, perché non è mia intenzione offendere nessuno. Anche se ho lottato per mantenermi obiettivo al fine di evitare di scrivere un’agiografia, non mi è richiesto di restare neutrale. Questo libro è stato concepito come una biografia «amichevole» di un uomo straordinario.
Allo stesso tempo, sono consapevole del fatto che molti lettori non unificazionisti sono sinceramente preoccupati delle conseguenze che gli insegnamenti di Moon potrebbero avere. Avrei fallito il mio compito se questi lettori considerassero questo mio lavoro come un’agiografia appena camuffata. Pur se non posso affermare di aver fornito una completa interpretazione del fenomeno Moon, spero che questo lavoro possa illuminare almeno parzialmente il periodo meno conosciuto della sua vita, quello della formazione, in modo tale che possa aiutare i lettori a trarre le loro deduzioni.
Seul, settembre 1997
L’Autore
Note
(1) Vedi «Nota sui nomi coreani».
(2) La situazione è comunque notevolmente migliorata dall’anno della prima edizione di questo libro, il 1997.
(3) Le cose cambiano: nel 2009 è comparsa in Corea un’autobiografia del Rev. Moon, pubblicata in Italia da Steber Edizioni.
« Indietro | Avanti » |